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Il 29 luglio 2019 è stata pubblicata la sentenza della Corte di Giustizia nel caso Fashion ID GmbH & co. KG (C-40/2017) relativa all’interpretazione della direttiva 95/46/CE sulla protezione dei dati personali.

La Corte, in particolare, è stata chiamata a pronunciarsi sulla qualificazione da attribuire al gestore di un sito web che abbia incorporato nelle proprie pagine un plugin di terze parti (nel caso di specie: il pulsante Like di Facebook) che raccolga e comunichi i dati personali dei visitatori allo sviluppatore del componente.

La questione era stata sollevata nell’ambito di un’azione promossa da una associazione di consumatori tedesca volta a far accertare l’abusività della condotta tenuta dalla società Fashion ID, la quale aveva implementato sul proprio sito il plugin di Facebook per l’inclusione del pulsante “Mi Piace”. Tale componente trasmetteva a Facebook i dati personali degli utenti che visitavano il sito web, senza acquisire il consenso né informare gli interessati sull’esistenza del trattamento e sulle sue finalità.

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Venerdì, 26 Gennaio 2018 11:17

La Corte di Giustizia si pronuncia sul caso Schrems

Lo scorso 25 gennaio la Corte di Giustizia si è pronunciata sul Caso Schrems relativo alla competenza giurisdizionale nelle controversie promosse dall'utente di un social network ed il gestore della piattaforma, aderendo alle conclusioni dell'avvocato generale, delle quali avevamo già dato conto.

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Lo scorso 14 novembre sono state presentate le conclusioni dell’Avvocato generale Michal Bobek nella causa C-498/16, Schrems c. Facebook, avente ad oggetto l’interpretazione degli articoli 15 e 16 del Regolamento CE n. 44/2001 (ora sostituiti dagli articoli 17 e 18 del regolamento UE n. 1215/2012) sulla competenza giurisdizionale in materia di controversie tra professionista e consumatore.

La prima delle due questioni sollevate dal giudice del rinvio riguarda la possibilità di qualificare come “consumatore” anche la persona fisica che, dopo aver aperto un account su un social media (nel caso di specie: Facebook) per uso personale, cominci ad utilizzarlo anche per condividere contenuti relativi alla propria attività professionale.

La seconda questione riguarda la possibilità di applicare le disposizioni del regolamento che disciplinano la competenza speciale in materia di controversie tra professionista e consumatore anche per far valere diritti che, pur nascenti da un contratto di consumo, siano stati ceduti a un terzo.

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Facebook ha di recente aggiornato le proprie policies per la pubblicazione di annunci pubblicitari sulla sua piattaforma, ponendo particolari restrizioni alla possibilità degli inserzionisti di determinare il profilo degli utenti verso i quali dirigere la pubblicazione degli annunci e delle notizie sponsorizzate.

L’obiettivo di questa modifica è quello di reprimere utilizzi “discriminatori” dei filtri e dei profili utente che Facebook mette a disposizione degli inserzionisti, per impedire che annunci promozionali relativi a certi servizi siano rivolti soltanto ad utenti di determinati gruppi etnici o sociali, escludendone altri.

La modifica è stata introdotta principalmente per reprimere forme di discriminazione perpetrate negli Stati Uniti nei confronti delle minoranze etniche (in particolare nei confronti dei cittadini afro-americani ed ispano-americani e delle minoranze asiatiche) ma i suoi effetti avranno ripercussioni anche sulle inserzioni pubblicitarie pubblicate in altri Stati.

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